Tempo di bilanci. Tempo di guardarsi
dentro e tirare le somme. Un cielo plumbeo, foglie bagnate sulle
grigie strade di Dublino.
In una città scostante e fredda, che
non sento appartenermi, cammino a passo svelto ripensando alle scelte
e agli incontri, alle parole dette e a quelle pensate, alle persone
conosciute e a quelle che sarebbe stato meglio non conoscere mai.
Ho imparato che la cattiveria ha la
forma di un serpente e che spesso striscia invisibile a braccetto con
la falsità. Ho imparato che è difficile lasciarsi andare davvero,
aprirsi con qualcuno, quando si vive tutti in un limbo di incertezze,
in un limbo in cui chiunque per rimanere a galla non si cura di un
compagno di viaggio che sta affogando. Ho imparato a diffidare di chi
fa troppo sfoggio di sé e di chi nella vita non prende parte e non
si sbilancia mai. Ho capito che la solitudine non può essere la
ragione per cercare altre persone, che non ci si può accontentare
del male minore, di qualcuno che in realtà non ci piace davvero,
solo per paura di restare soli. Ho capito che ci sono scelte che si
pagano care e che la fiducia è un dono troppo prezioso per essere
data a chiunque. Dare fiducia vuol dire dare il potere a qualcuno per
ferirti. La fiducia è un'arma che può essere usata contro di te. Ho
imparato che bisogna essere attenti e vigili, guardarsi intorno e
valutare sempre le proprie azioni, perché le conseguenze vanno
arginate con anticipo sulle situazioni. Ho imparato a leggere negli
occhi degli altri la cattiveria, la vergogna e la totale mancanza di
intelligenza. Non sempre sono stata capace di individuare gli intenti
torbidi delle persone, ma la mia sensibilità mi ha spinto sempre
verso la comprensione degli eventi.
Ho capito che c'è sempre la
possibilità di ricominciare, non importa quanto gli altri ti abbiano
fatto a pezzi.
Ho capito che la dignità è qualcosa
che ti appartiene da sempre, o ce l'hai o non ce l'hai. E le persone
prive di dignità sono spesso anche prive di coscienza. Non sanno
cosa vuol dire riflettere davvero su se stessi.
Ho capito che essere sensibili non vuol
dire essere fragili. Più si è sensibili, più bisogna essere forti
per reagire.
Ho capito che poche persone meritano di
vedere le tue lacrime, e ancor meno persone meritano di vedere la tua
felicità. Bisogna essere in grado di proteggere se stessi. Bisogna
sapere valutare i gesti, le parole e gli sguardi di chi ci sta
intorno.
Ho capito che ci sono persone che ti
stanno accanto solo per convenienza. Mostrare il proprio abisso a
queste persone crea in loro un senso di sollievo, perché vedere
l'abisso di qualcun altro sposta l'attenzione dal proprio. Ci sono
persone che per sfuggire alla propria mediocrità cavalcano l'onda
del tuo malessere per presentare il conto alla prima occasione.
Ho capito che nella vita si fanno molti
incontri, che la rete di relazioni è infinita e che bisogna dare il
giusto peso alle persone. C'è chi rimane nella tua vita il tempo di
una pinta di birra, e chi sarà con te indipendentemente dallo
scorrere del tempo. È tutto racchiuso nelle potenzialità e nella
profondità: le potenzialità che vedi brillare negli occhi degli
altri e la profondità alla quale ti fanno scendere dentro di loro.
Ho imparato a non perdere l'entusiasmo,
perché l'entusiasmo apre la porta delle possibilità. Non importa
chi si ha davanti, importa solo essere consapevoli di se stessi.